Dalla parte di lui

Sull'Unione hanno scritto davvero cani e porci...da Giulio Zasso a Petronio Valori.

CAFFE' DEGLI SPIRITI
Venerdì 12 gennaio dalle 23,00
Foxi & Herny dj set
jazz soul funk bossa latin etc.

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Questa settimana il nostro consueto invito è firmato Petronio Valori, la nuova brillante penna dell’Unione Sarda che nella sua coraggiosa rubrica "Dalla parte di lui" ogni mercoledì sfida a viso aperto le potenti lobby dei calzini corti e delle cravatte dalle anacronistiche fantasie cachemire. Nel solco della grande tradizione del giornalismo d’inchiesta italiano. Da Donna Letizia a Lina Sotis, passando per Susanna Agnelli.

Informali ma con stile se invitati al dj set

In questi anni caratterizzati da profonde inquietudini, mancanza di punti di riferimento, senso di precarietà, sfiducia nel futuro e disamore per la politica una domanda, su tutte, scuote le coscienze di intere generazioni di trentenni: "come mi vesto per andare al Caffè degli Spiriti senza correre il rischio di apparire irrimediabilmente out?".

Il dj curi l’abbigliamento adattandolo all’occasione: il maglioncino a V color salmone, specie se annodato sulle spalle, ben si abbina all’infinita tristezza di ripetitive feste in casa abbinate a nostalgiche e immutate selezioni anni 80 con sporadiche incursioni nel recente genere commerciale più becero.
No alle t-shirt didascaliche con enormi scritte tipo “I’M THE DJ”; se una calvizie incipiente o delle tempie sale e pepe vi costringono a simili espedienti per farvi riconoscere come il selezionatore ufficiale della serata, forse dovreste riflettere sul fatto che è giunto il momento di appendere le cuffie al chiodo.

Anche per il pubblico la parola d'ordine è understatement: il giornalista stempiato di mezza età eviti il look da “supergiovane” (quella felpa col cappuccio abbinata al blazer dal taglio classico dopo un po’ risulta stucchevole, specie se indossata consecutivamente nelle ultime dieci uscite…).
Pollice verso anche per il ton sur ton: che tristezza quell’abito nero un po’ liso su camicia nera dai bordi resi lucidi dall'imperizia di una stiratrice poco accorta; si vorrebbe emulare un tronista di Maria De Filippi e si finisce per ricordare Totò nella parte del menagramo.
Se è vero poi che il nero aiuta, di sicuro non fa miracoli. Forse un poco snellisce ma, ça va sans dire, non allunga: il vostro "metroesettanta" (scarso) tale resterà anche se vi vestite come un beccamorto.

Ricordate poi che, se invitati, è estremamente volgare ordinare sistematicamente il drink più costoso ("...per me la solita caipiroska alla fragola e peperoncino…doppia! grazie") specie quando, nonostante il reddito spropositato (almeno in relazione al numero di ore lavorate) si è sempre estremamente parchi nel metter mano al portafogli.

A volte è giusto osare; come l’agiato dentista che per una sera accantona il proprio datato guardaroba fatto di tristi grisaglie dai pantaloni senza orlo, inquietanti cravatte ologrammatiche, jeans con le pences, vetusti maglioni jacquard da guida alpina e scarpe Melluso (quelle pubblicizzate da Claudio Lippi); ma soprattutto, per far colpo sulla nuova fiamma, rinuncia all'inseparabile Ragno della salute (lana fuori e...anche dentro) per sfoggiare, nonostante la rigida temperatura invernale, null'altro che una magliettina basic nera rigorosamente aderente.
Resta qualche dubbio sull'autenticità della capigliatura color mogano dai (più che sopetti) riflessi ramati. Peccato. Quando un piccolo particolare basta a rovinare tutto.

Anche il nome d’arte per un dj è importante: perché vergognarsi del proprio, da rivista per signore di mezza età, e modificarlo nell’altisonante e pretenzioso "Grace", specie se non si può vantare la classe cristallina della compianta principessa di Monaco? Va da sé che la musa di Hitchcock mai e poi mai avrebbe indossato i calzettoni con i jeans…

Si astenga il quasi quarantenne ingegnere dall’utilizzo del gergo giovanilistico accompagnato da un fastidioso accento milanese posticcio: se un tempo vi scambiavano per Chicco de “I Ragazzi della Terza C”, ora, che l'età e il fisico non vi aiutano, rischiereste di passare per il padre di Sharon Zampetti, l'eterno "cumenda" Guido Nicheli (quello di "Taaac! L’idea mi esalta e scatta la libidine…").

Se poi la quarantina la si è già superata da un pezzo si eviti di amoreggiare in un locale pubblico, per di più con (ex) giovani fanciulle dal passato burrascoso, dal presente discutibile e dal futuro per nulla promettente. Il petting in discoteca è pratica da adolescenti. E il Charlie che conoscevate voi già da tempo non è più in via Dexart.

Il playboy impenitente prenda in considerazione per una sera la possibilità di un solitario ma dignitoso ritorno a casa: perché regalare un cd a colei che vi ignora da sempre, sperando di ottenere in cambio mezz’ora di intimità?

Non si molesti il dj con continue richieste se la musica non è di proprio gradimento, specie quando le proprie conoscenze nel campo delle sette note sono a dir poco approssimative ("mi metti un pò di commerciale ballabile tipo...la 5 di Anastascia?" ): in questi casi meglio cercare un locale con un sottofondo più adatto al proprio background.

Estremamente provinciale infine riversarsi nel locale più frequentato della città: per una sera rifuggite la chiassosa e volgare massa anfetaminica che si raduna nella solita piazzetta e ritagliatevi uno spazio di sobria eleganza in una delle terrazze più belle della città. Anche d'inverno, perché no?
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